Aubade

Aubade

La sensazione è nota e consueta. Il languore notturno scivola via mentre ci stropicciamo gli occhi e le nostre membra cominciano a muoversi. Incredibilmente, un mondo di oggetti si palesa confusamente e ci troviamo qui di nuovo nel mondo. Che strano! [1]

Cos’è avvenuto? Da dove viene tutto? E perché siamo qui?

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La Voce num. 1 – dicembre 2007

Con questo post comincio la pubblicazione dei numeri del giornalino scolastico La Voce. Fu pubblicato, sotto la mia direzione, tra l’a.s. 2007/2008 e l’a.s. 2014/2015 con una cadenza annuale di due o tre numeri. Lo faccio qui perché il sito del liceo non ospita più i pdf del giornalino e credo che la memoria debba esserne preservata.

Comincio col primo (glorioso) numero del lontano 2007. La pubblicazione fu fatta in fretta mentre imparavo i primi rudimenti di LaTeX. Buona lettura!

Dilemma del prigioniero

La teoria del gioco—nel senso moderno—deriva dagli sforzi congiunti di John von Neumann (genio matematico ungherese) e di Oskar Morgenstein (un economista) i quali pubblicarono nel 1944 Theory of Games and Economic Behavior. È una teoria che unisce princìpi matematici con l’economia. In particolare, questa teoria si preoccupa di definire i comportamenti individuali quando questi sono dipendenti da scelte altrui. Infatti 2 + 2 non è dipendente da un contesto particolare mentre decidere se vendere o acquistare titoli è fortemente dipendente da quanto altri fanno. Il matematico di Princeton, John Nash, definì nel 1951 un equilibrio, poi chiamato equilibrio di Nash, quale strategia ottimale da tenere in risposta a strategie altrui e nessuno ha incentivi per deviare dal corso intrapreso. Per questa scoperta Nash ricevette il premio Nobel nel 1994.

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What you see is not what you get

Sottoporsi a una “riforma del pensiero” (thought reform, o anche “lavaggio del cervello”) è un po’ come fare una ginnastica mentale. Siamo facilmente disposti ad applicare tecniche che cambino e migliorino le nostre prestazioni fisiche. Allo stesso modo, vorremmo cambiare anche il nostro orientamento mentale: vogliamo ridurre lo stress o l’ansia che ci attanagliano e ci impediscono di riposare, vogliamo vivere una vita piú piena e serena, vogliamo migliorare i nostri rapporti con gli altri, vogliamo essere piú intelligenti e sicuri, vogliamo superare i nostri evidenti limiti o la nostra timidezza, vogliamo trovare un equilibrio, o un “centro di gravità permanente”.

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A lo parlare agi mesura?

Dopo la strage dello scorso 7 gennaio nella sede di Charlie Hebdo, si è molto discusso nei media sui limiti della satira e, più in generale, della libertà d’espressione. È ammissibile censurare il cattivo gusto [1] o la blasfemía se offende milioni di persone? È vero, come disse Nanni Moretti [2] , che le parole sono importanti e possono fare davvero male, ma mai quanto un kalašnikov.

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La fine dell’Europa

Si avvicina la data fatale del 28 giugno quando, cent’anni fa, a seguito dell’attentato di Sarajevo, qualcosa a noi nascosto iniziò come gioco crudele di ragazzi lascivi la mattanza chiamata Grande Guerra, lo studio delle cui cause è ormai diventato una disciplina autonoma vera e propria. E la “guerra per finire le guerre” fu solo l’inizio della serie di massacri con i quali noi europei in primis abbiamo cercato di annientarci a vicenda e che hanno totalizzato, si calcola, circa cento milioni di morti in tutto il mondo fino alla fine del secolo.

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Memento

Cosa saremmo senza le nostre memorie? Per molti versi, esse ci definiscono come individui. Solo noi possediamo le memorie di noi stessi, la memoria del ragno che lentamente tesseva la sua tela durante quella lontana estate o la memoria dell’unicorno visto in un sogno… o no? Ma sono davvero affidabili? [1] In genere, tendiamo a credere di sí, anche se sappiamo che la memoria ci fa spesso brutti scherzi e qualche volta ci induce in errore. Ma gli stessi errori che commettiamo sottolineano la sua generale affidabilità.

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Mariapia Veldiano: ”La scuola è stufa di tagli e spot”

“Dalle minacce sui riscaldamenti all’aumento delle ore degli insegnanti, ci vanno di mezzo sempre alunni e docenti”. Mariapia Veldiano – scrittrice e preside dell’Istituto comprensivo di Rovereto – spiega le ragioni della protesta che sta esplodendo in tutta Italia con cortei, aule occupate, assemblee e la mobilitazione Cgil del prossimo 14 novembre (intervista di Giulia Santerini).

http://video.repubblica.it/cronaca/veladiano-la-scuola-e-stufa-di-tagli-e-spot/110250/108634